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Farmacoterapia: perché usare sempre lo stesso medicinale

19 Novembre 2015

Il cambio di farmaci riduce l'aderenza terapeutica

La sostituzione del farmaco generico con un altro equivalente, espone il paziente al rischio di incorrere in errori di assunzione, sospensione o addirittura interruzione della terapia.

«Più aumenta il numero delle sostituzioni tra generici, minore è l’aderenza al programma terapeutico in atto – esordisce Nicoletta Orthmann, Referente medico-scientifico di Onda, nel corso della Conferenza stampa tenutasi stamattina a Milano grazie all’attività congiunta dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) con DOC Generici – Per il trattamento delle patologie croniche invece risulta cruciale mantenere la continuità terapeutica anche dopo il raggiungimento dei risultati positivi, per garantire la maggior efficacia e sicurezza del trattamento e ridurre il rischio di complicanze e di ospedalizzazione».

Come confermato da uno studio condotto su oltre 14.500 pazienti dell’ASL di Bergamo e Pavia, presentato proprio oggi durante la conferenza stampa, la tendenza a sostituire un farmaco generico con un altro equivalente infatti, nonostante sia una pratica assai comune, si traduce in una minor aderenza alla terapia, ovvero in errori di assunzione, sospensione o addirittura interruzione del trattamento farmacologico prescritto al paziente.Dall’analisi peraltro è emerso come, se una prescrizione di generico su due viene sostituita con un altro equivalente, si sia verificato un calo dell’aderenza alla terapia prescritta nel 48% dei casi di dislipidemia, nel 36% dei casi di diabete, nel 21% di reumatologia, nel 19% di psichiatria e nel 10% di ipertensione, ovvero in tutte e sei le aree prese in esame dallo studio.

«Anche nell’area della psichiatria lo studio in oggetto ha dimostrato che, all’aumentare della sostituzione orizzontale tra farmaci generici, diminuiscono aderenza e persistenza alla terapia – aggiunge il professor Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di Psichiatria e Direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano – Considerando però che, per esempio, quasi il 50% dei pazienti in terapia sospende il trattamento per la depressione nei primi tre mesi ed il 70% nei primi sei mesi, è importante ridurre i fattori che possono influire sulla aderenza alle cure. Si consiglia pertanto di mantenere sempre lo stesso ‘brand di generico’ con il quale si è iniziata la cura e raggiunto gli esiti positivi».

«I risultati del nostro lavoro mostrano che il generico funziona come il farmaco brand, tuttavia un continuo cambio tra equivalenti potrebbe creare confusione e infine ridurre l’aderenza dei pazienti alle terapie – conclude quindi il Professor Giorgio Colombo, docente presso il Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università degli Studi di Pavia– I medici e i responsabili amministrativi pubblici dovrebbero considerare l’impatto di frequenti sostituzioni generiche sulla persistenza ed aderenza, che possono influenzare l’efficacia e/o la sicurezza dei nostri trattamenti».

Da Il Giornale

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