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I postumi della quarantena

9 Febbraio 2021

L’isolamento e il digiuno coinvolgono la stessa area cerebrale. La socialità appare tra i bisogni fondamentali (come cibo e sonno). I postumi della quarantena

Abbiamo bisogno degli altri come del pane per vivere. Non è soltanto un modo di dire. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Nature Neuroscience, infatti, i nostri bisogni sociali, di comunanza e di scambio con gli altri essere umani accendono nel nostro cervello le stesse aree stimolate dalla fame. Fame di cibo. Dunque, socialità come «cibo per la mente»? Sembrerebbe di sì. Non ci potrebbe essere argomento più attuale in tempi di isolamento forzatoquarantene a causa della Covid-19. Che l’isolamento non faccia bene ai più era già un sospetto diffuso. Ora dovremmo avere le prove. L’esperimento è stato condotto al Department of Brain and Cognitive Sciences del Massachusetts Institute of Technology di Cambridge (Stati Uniti) arruolando 40 giovani adulti (età 18-40 anni) dall’intensa vita sociale e sottoponendoli a dieci ore di assoluto isolamento, anche virtuale. Ad analoga prova sono, poi, stati indotti con dieci ore di digiuno.

UN BISOGNO PRESSANTE IN AMBEDUE I CASI

Le reazioni di ognuno di loro (27 le donne) sono state studiate con la risonanza magnetica nucleare funzionale al cervello per seguire che cosa la «mancanza» in un caso e nell’altro aveva prodotto. E i ricercatori hanno visto che in entrambi gli esperimenti si era attivata la substantia nigra, una piccola area cerebrale che già si sapeva coinvolta col bisogno, il craving, la necessità di nutrirsi. Il craving, che è più di un desiderio, è quello che tiene legati i drogati alla loro droga, un esempio per sottolineare come questa mancanza sia pressante. In effetti il riscontro di questo «vissuto» cerebrale concordava col disagio, il malessere dichiarato dai concorrenti alla fine della prova di isolamento. Così come il bisogno di mangiare dopo le dieci ore di digiuno. Dunque il bisogno di una vita sociale rientra tra i bisogni fondamentali della persona, al pari del cibo e del sonno, osservano i ricercatori.

LA SOLITUDINE VELENO PER LA MENTE

Si sapeva che la solitudine cronica, condizione in cui spesso vivono gli anziani, induce più precarie condizioni di salute sia fisica sia mentale. Ma non si avevano dati sulle conseguenze di un isolamento forzato per un certo periodo. «La solitudine è letteralmente veleno per la nostra salute: indebolisce il sistema immunitario, favorendo la comparsa di molte malattie, ma soprattutto che compromette il benessere mentale – spiega Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento Neuroscienze e Salute mentale Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano co-presidente della Società italiana di Neuropsicofarmacologia. Abbiamo infatti un cervello sociale che ha bisogno di contatti umani proprio come abbiamo necessità di cibo per vivere. E che non sia una metafora lo dimostra anche quest’ultimo studio».

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