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Coronavirus e suicidi

9 Settembre 2020

Aumentano del 30% i ricoveri. Lo segnalano gli psichiatri al Convegno Internazionale, organizzato dalla Sapienza Università di Roma

Coronavirus, in Italia da marzo 71 suicidi correlati alla pandemia

Aumentano del 30% i ricoveri. Lo segnalano gli psichiatri al Convegno Internazionale, organizzato dalla Sapienza Università di Roma.

Il Coronavirus colpisce anche la salute mentale. Aumentano i disturbi e da marzo a oggi in Italia si sono registrati 71 suicidi e 46 tentativi di togliersi la vita. Un dato in aumento rispetto all’anno precedente che, secondo gli esperti, va con ogni probabilità correlato a Covid-19. Nello stesso periodo del 2019 il numero di persone che si sono uccise per motivi legati alla crisi economica si attestava a 44 e quello dei tentati suicidi a 42. A lanciare l’allarme gli psichiatri al Convegno Internazionale  sulle tematiche legate al suicidio, organizzato dalla Sapienza Università di Roma, in occasione della Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio del 10 settembre. Oltre alle conseguenze della crisi finanziaria, pesano l’isolamento sociale, ben diverso dal distanziamento fisico necessario, lo stigma verso chi ha superato la malattia, il peggioramento di un disagio psichico già presente esasperato dalla pandemia.

Ogni anno in Italia ci sono circa 4.000 suicidi. Molto maggiori sono ovviamente i tentativi di suicidio, fino a dieci volte di più (circa 40mila) – spiega Maurizio Pompili, ordinario di psichiatria della Sapienza Università di Roma e direttore del Servizio di prevenzione del suicidio dell’azienda ospedaliera Sant’andrea, in vista della giornata mondiale della prevenzione del suicidio che si celebrerà il 10 settembre. “Anche se – aggiunge Pompili – ci troviamo di fronte a un fenomeno più conosciuto rispetto a quello che era a febbraio o marzo, è ovvio che ad emergere è una grande quota di miseria umana, di sofferenza, di dolore mentale che può andare a collocarsi su soggetti vulnerabili: persone che hanno perso il lavoro, che non riescono a vedere un futuro, che hanno un disturbo mentale. Ma il suicidio è un evento multifattoriale, al quale contribuiscono molti elementi: non è solo l’aver perso il lavoro, quanto l’aver perso il lavoro nell’ambito di tante altre condizioni di criticità che vedono inasprirsi situazioni molto personali”.

[…]Sono necessari più investimenti per curare i pazienti con disturbi mentali, che possono portare a disabilità. La depressione è la prima causa di disabilità, in crescita negli ultimi decenni e ancor più a seguito della pandemia e delle sue conseguenze fisiche ed economiche.  La depressione grave, compresa quella perinatale, pesa enormemente sulla salute pubblica: si riduce l’aspettativa di vita media di circa 14 anni negli uomini e 10 anni nelle donne con un aumento di rischio di demenza e suicidi. Nonostante l’enorme costo sociale e umano, sono ancora poche le persone che accedono alle cure adeguate (non oltre la metà), anche perchè chi soffre di depressione non è consapevole della natura patologica della propria condizione.

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