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Latina, carabiniere spara a moglie e figlie

1 Marzo 2018

Femminicidio. L’appuntato Luigi Capasso usa l’arma di ordinanza per uccidere le sue due figlie, attentare alla vita della moglie e suicidarsi. Non accettava la separazione. La donna lo aveva già denunciato, anche ai suoi superiori.

n altro femminicidio, anzi tre. Un altro uomo che non vuole accettare la separazione dalla moglie e piuttosto che rinunciare al sogno di una famiglia da Mulino bianco, adatta ai momenti felici da immortalare e condividere su Facebook, uccide le sue due figlie e attenta alla vita della ex moglie, prima di suicidarsi.

Era un carabiniere, Luigi Capasso, per la precisione un appuntato in servizio a Velletri, l’uomo 43enne che ieri, alle 5,30 del mattino, a Cisterna di Latina ha usato la pistola di ordinanza per sparare all’ex moglie, la 39enne Antonietta Gargiulo con la quale si era sposato nel 2001 e da cui si stava separando, mentre lei era in procinto di recarsi al lavoro, alla Findus di Latina. Ha premuto tre volte il grilletto colpendola all’addome, al volto e alla scapola. La donna è ora ricoverata in prognosi riservata al San Camillo di Roma. Il carabiniere poi le ha sottratto le chiavi di casa e si è barricato nell’appartamento di lei, al terzo piano di una tranquilla palazzina in località Collina dei Pini, tra Cisterna e Velletri, per nove ore, insieme alle due figlie di 8 e 14 anni, Martina e Alessia.

Per ore ha trattato con i colleghi carabinieri di Latina e con i poliziotti che tentavano di convincerlo ad uscire, a lasciarsi aiutare. Sul posto sono arrivati gli uomini del comando provinciale di Latina e di Roma, i corpi speciali, i Gis di Roma e poi quelli di Livorno per preparare l’irruzione. Infine i negoziatori dell’Arma che per ore hanno trattato con Capasso, da balcone a balcone, anche con l’aiuto di una sua amica. Quando infine l’appuntato ha interrotto il dialogo e ha rivolto la stessa arma contro se stesso suicidandosi, le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nell’appartamento dove hanno trovato le due bimbe morte: la più piccola nel letto matrimoniale con un proiettile nella schiena, la più grande nel proprio letto con uno nell’addome. Il corpo di Capasso era nel soggiorno. Alcuni vicini riferiscono di aver sentito tre o quattro spari, tra le 5,30 e le 6 del mattino, dopo i tre colpi esplosi contro la madre delle piccole.

L’uomo aveva già più volte minacciato e picchiato la moglie non rassegnandosi all’idea della separazione e a confermarlo ci sarebbero una serie di denunce ed esposti presentati da Antonia Gargiulo, senza che nessuno intervenisse. Stando a quanto riferito dall’avvocata, Maria Belli, legale della donna che ora versa in gravissime condizioni, il carabiniere in passato aveva aggredito la moglie sia davanti alle bambine che sul suo luogo di lavoro, davanti allo stabilimento Findus, «tanto che sono dovuti intervenire i colleghi di lei a sua difesa». Dopo questa aggressione la signora Gargiulo aveva deciso di avviare le pratiche per la separazione. La donna aveva avvisato perfino i superiori del marito: «La signora aveva anche parlato con il comandante dei carabinieri, ma il marito aveva sempre rifiutato gli incontri chiarificatori», riferisce l’avvocata Belli.

«Avevo incontrato le bambine qualche tempo fa ed erano terrorizzate dal padre – racconta ancora la legale – Lui si faceva trovare sotto casa, la seguiva, uno stalker insomma. Cercava di incontrarla, ma lei, anche su mio consiglio, ha sempre rifiutato tutti gli incontri. Anche quando lui ha svuotato il conto corrente comune dicendo che le avrebbe dato i soldi se acconsentiva ad incontrarlo. Non è mai accaduto, è sempre stata attentissima, molto prudente».

Solo un paio di settimane fa l’appuntato Capasso aveva postato pubblicamente sul suo profilo Facebook foto di una domenica “felice”, «da rifare», scriveva. «L’accanimento sulle figlie simboleggia la vendetta dell’uomo per l’impossibilità di salvare il suo sogno d’amore infranto», spiegava ieri Claudio Mencacci, past president della Società italiana di psichiatria. «Le statistiche – riferisce lo psichiatra – parlano chiaro ed evidenziano che tra le guardie giurate e gli uomini delle forze dell’ordine c’è una certa ricorrenza di episodi violenti proprio per la disponibilità di armi da fuoco. È necessaria un’azione di prevenzione fra chi è portatore d’armi».

Mario della Croce

Da: ilManifesto

 

 

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