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La truffa dell’amore finanzia anche l’Isis

21 Febbraio 2018

Finalmente l’amore perfetto. Seducente, rassicurante, stimolante. Mai nella realtà ci siamo sentiti così capiti, così complici, così affiatati come in quelle chat serali. «Buonanotte tesoro» diventa il messaggio con cui chiudiamo le nostre giornate e non c’è nulla di più reale e sentito, tanto che non possiamo più farne a meno. Peccato sia tutta una truffa.

Ben confezionata. Ma noi, che sembriamo mettere il paraocchi e diventiamo totalmente acritici davanti alle emozioni, ci facciamo trascinare in un turbinio di corteggiamenti e promesse, e crediamo a ogni parola che ci compare sullo schermo del computer o del telefonino, senza porci la minima domanda su chi sia a digitarla. Il problema è che dall’altro capo della chat raramente ci sono le giovani e bellissime ragazze thailandesi delle foto che abbiamo ricevuto via mail. E tanto meno ci sono i Marines in divisa che ci hanno spedito un loro selfie dall’ultima missione in Afghanistan. Molto meno romanticamente, a chattare sono organizzazioni criminali più o meno strutturate. Nei migliori dei casi si tratta di gruppi di delinquenti dell’Europa dell’Est che cercano soldi facili per fini personali. Nella peggiore delle ipotesi ci sono militanti legati a cellule terroristiche che fanno base in Nigeria o in Costa d’Avorio. E così, pensando di condividere del denaro con l’uomo o la donna dei nostri sogni, finiamo addirittura per finanziare Isis ed affini. Perché finanziare? Perché ogni storia d’amore on line a un certo punto inciampa nella richiesta urgente di soldi. Per comprare una ricarica internet e rimanere connessi, un biglietto aereo e incontrarsi, per aiutare la mamma ricoverata in fin di vita, per ottenere dei documenti o sbloccare un controllo alla dogana. Noi, allocchi innamorati, non esitiamo nemmeno un attimo a trasferire denaro tramite Western Union: a volte 500 o mille euro, altre 10mila. E veniamo letteralmente spennati da partner virtuali che – guarda un po’- spariscono dopo avere ricevuto il versamento.

CHI CI CASCA

Non si creda che le vittime siano tutte sprovvedute. Ingenue, questo sì, ma si tratta di avvocatesse 40enni in carriera, giovani ingegneri di 30 anni, casalinghe di 50 anni che sperano nell’amore definitivo, manager pronti al matrimonio. Tutti lasciati a becco asciutto e non sempre abbastanza coraggiosi da denunciare la truffa, di cui si vergognano profondamente. Per questo i dati in mano alla polizia postale sono in crescita ma parziali. Per chi viene truffato a volte è più semplice rivolgersi alle associazioni di volontari che combattono il fenomeno degli inganni d’amore anziché presentarsi in questura e dichiarare il nome e il cognome (falsi) di quello che fino a pochi giorni prima era il partner del cuore. E con cui, in tanti casi, dopo poche settimane si ritorna a chattare come se nulla fosse, ricucendo il sogno infranto e tornando a fantasticare su quelle parole dolci. In una sorta di sindrome di Stoccolma da cui liberarsi non è poi così scontato, nemmeno quando si scopre la verità.

DROGATI D’AMORE

«Si instaura un meccanismo di dipendenza dalla chat – spiega lo psichiatra Claudio Mencacci – simile in tutto e per tutto alla quello dalla cocaina. La sostanza di cui non possiamo più fare a meno non è una droga ma è il bisogno di un’illusione. Ecco perché tante persone, anche quando si rendono conto dell’inganno, non interrompono quello che per loro è il film dell’amore ideale. Vanno quindi aiutate a disintossicarsi».

Ma oltre a curare l’aspetto psicologico, è fondamentale anche agire a livello pratico. «È fondamentale sporgere denuncia – sprona il dirigente della polizia postale Geo Ceccaroli – altrimenti non si potranno mai identificare i responsabili. A chi esita per questioni di pudore, rammento che la polizia giudiziaria ha il dovere di mantenere l’assoluta riservatezza e ha personale addestrato per trattare con le vittime di reati a sfondo sessuale. L’imbarazzo va superato per lasciare posto al diritto di essere tutelati anche in situazioni di comprensibile disagio emotivo».

IL CATALOGO DELLE MOGLI

Le ragazze sono tutte bellissime. Non normali o semplicemente carine, ma proprio bellissime, stile top model. Thailandesi, bielorusse, russe. Non hanno più di trent’anni e sotto la loro foto sono indicati nome, cognome e codice di prenotazione. Sì, le puoi «prenotare». Pagando al sito un mini abbonamento di 50 euro al massimo potrai ricevere altre foto e il loro indirizzo mail. Cifre che tutti possono permettersi. Per forza, quelle ragazze non esistono, sono solo immagini rubate dai profili Facebook o chissà dove e riproposte in serie in tutto il mondo agli uomini in cerca di moglie.

Cominci a scrivere qualche mail, nulla di esagerato. Lei risponde sempre con gentilezza e non ti chiede mai della tua situazione finanziaria. «Che ragazza seria», pensi. In realtà le agenzie matrimoniali professionali precisano che le donne russe e thailandesi (quelle vere) sono realmente interessate a trovare marito in Italia e una delle prime cose che vogliono sapere riguarda proprio il portafoglio. Cosa significa? Che sei già in trappola e non te ne sei ancora accorto. Quando il rapporto sembra consolidato, la ragazza dice di essere pronta a partire ma ti chiede i soldi per il biglietto aereo. Paghi. Poi te ne domanda altri perché non può lasciare senza soldi la madre appena operata per un male tremendo. Paghi. Infine ti chiede altri 200 euro per rinnovare l’abbonamento a internet e continuare a scriverti. Tu non sai che in Oriente e nell’Europa dell’Est la connessione costa 10 euro al mese e le giri altri soldi. Adios, sparisce. Non te ne capaciti. Eppure la responsabile del sito aveva garantito la massima serietà.

«Trova la moglie perfetta – ti aveva assicurato -. Le donne che ti proponiamo amano la famiglia, non hanno ambizioni di carriera né di emancipazione, vogliono solo diventare le regine della tua casa». Il campanello d’allarme non ti scatta nella testa nemmeno quando ricevi le varie foto sexy della tua corrispondente. Roba da studio professionale, filtri, scansioni stradefinite. Non puoi sapere che una donna russa reale non ha abbastanza soldi per fare sviluppare le foto e scannerizzarle.

Sui siti thai invece la ragazza, pronta a partire e gettarsi fra le tue braccia, ti comunica tuttavia che nel suo villaggio è ancora in uso la «gern-sin-sod», la dote, un regalo in denaro da lasciare alla famiglia d’origine della moglie. Vorrai mica spezzare una tradizione secolare? Altre ragazze si fanno pagare realmente il biglietto e arrivano in Italia sul serio. Dopo una settimana d’amore e cene romantiche, spariscono: l’organizzazione che le ha arruolate, le ha portate in Germania o in Svizzera a prostituirsi. Ma tu questo non lo verrai mai a sapere.

MARINE, I LOVE YOU

La stessa truffa avviene a parti inverse. Vittima tipo: la donna over 40 in cerca di amore. Come funziona? Ricevi una mail da un marine in missione in Afghanistan. È solo, poverino, e ha voglia di fare amicizia. Guarda caso, gli interessi sono identici ai tuoi (per forza, prima ha studiato il tuo profilo Facebook). La relazione diventa sempre più intima e profonda. «Mi puoi prestare dei soldi – ti scrive un giorno -? Devo comprare un portatile per continuare a scriverti. L’esercito mi ha bloccato l’accesso al mio conto e non posso più usare il pc dell’unità militare». Fai il versamento tramite Western Union. Finalmente lui decide di prendere un permesso e venire da te. Già sogni una scena tipo Ufficiale e gentiluomo ma un intoppo in dogana gli impedisce di partire. Per sbloccare la situazione gli servono 5mila euro urgenti (a volte anche il triplo) e ti chiede un «prestito temporaneo», che ti restituirà appena arrivato in Italia. Neanche a dirlo, all’appuntamento in aeroporto non arriverà nessuno. Le forze dell’ordine hanno verificato che spesso, dietro all’inganno del marine, si celano organizzazioni criminali con base in Africa e collegamenti, nemmeno troppo lontani, con qualche cellula terroristica. Il trucco del seduttore in divisa, in base ai dati del Fbi, ha ingannato diecimila donne negli Stati Uniti. In Inghilterra sono state raggirate donne per 45 milioni di dollari. E in Italia i casi sono parecchi, anche se molti non vengono mai alla luce.

CONTRO GLI SPACCA CUORI

«Riceviamo una segnalazione al giorno. In quattro anni abbiamo affrontato un migliaio di casi – spiega Lapo Androsoni, volontario dell’associazione Acta, contro le truffe affettive -. Il denominatore comune fra quasi tutte le storie riconduce alle bande organizzate di Nigeria e Costa d’Avorio. Noi sosteniamo le vittime. Quasi mai riescono a recuperare il denaro inviato, ma almeno da noi trovano un sostegno per far fronte alla depressione e generata da queste “storie d’amore” che le distruggono». «I ragazzi nigeriani, magari hanno appena 14 anni, scrivono in inglese e francese e rubano foto e identità dei marines americani – conferma Letizia, dell’associazione Romantic Scam -. Ormai il fenomeno è noto come 419 scam, dove scam sta per truffa e 419 è l’articolo del codice penale nigeriano che punisce questo tipo di reato. Noi cerchiamo di fare prevenzione, di fare conoscere il pericolo del raggiro on line e mettere in guardia le vittime. Il nostro sito viene visitato da 400 persone al mese».

VIDEO SEXY E RICATTI

C’è un altro fenomeno dilagante. Quello dei ricatti sessuali, la sextortion: 1.013 denunce nel 2017, 1.324 nel 2016. «Tutto comincia su siti di incontri come Chatroulette, Bazoocam, Lovoo, Bakecaincontri», spiega il dirigente della polizia postale Geo Ceccaroli. Quando la seduzione on line sfocia in un rapporto un po’ più hot, ecco che l’uso della webcam si trasforma in un boomerang distruttivo. Uomini che si lasciano andare a performance sessuali e filmati intimi vengono ricattati: «Se non vuoi che vedere pubblicato il video su YouTube con il tuo nome, versami subito 800 euro». E poi altri 800, e ancora, e ancora. In un turbinio di pagamenti e vergogna, di minacce di diffamazione da cui non ci si riesce a liberare nemmeno dopo qualche pagamento

 

da: IlGionale

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