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Ansia e depressione: gli effetti dei social sui giovani. ”Instagram è il peggiore”

25 Maggio 2017

Un'indagine britannica della Royal Society for Public Health su un gruppo di giovani fra i 14 e i 24 anni sostiene che la piattaforma di Kevin Systrom sia la più deleteria per la salute mentale.

 

 

di SIMONE COSIMI

I SOCIAL NETWORK fanno male? Ci risiamo. Stavolta è niente meno che la Royal Society for Public Health britannica, insieme allo Young Health Movement, a sondare il terreno e piazzare sul banco degli imputati Instagram. Secondo un’indagine svolta su 1.479 giovani fra i 14 e i 24 anni (ma solo nel Regno Unito) la piattaforma di condivisione foto e video, arricchitasi negli ultimi mesi di numerose funzioni come le Storie, sarebbe la peggiore per quello che riguarda la salute mentale. E d’altronde, a dirla tutta, non è neanche una novità visto che da anni finisce ciclicamente sotto accusa per la sua natura, in grado di costruire con gli hashtag più diversi e criptici nicchie di contenuti problematici e disturbanti, da quelli proanoressia fino ai più complessi fenomeni giovanili di autolesionismo.

Stavolta però la faccenda sembra diversa. Fra le cinque piattaforme sottoposte alla valutazione del campione (le altre erano Facebook, Twitter, Snapchat e YouTube) quella fondata da Kevin Systrom è stata indicata come la peggiore in termini di effetti sulla salute e sul benessere psicologico. Il giudizio è in realtà più sfumato e per certi versi appare perfino contraddittorio: mentre Instagram ha raccolto punteggi elevati in termini di promozione della propria identità, quindi un’app positiva per l’espressività, è anche percepita negativamente per quanto riguarda ansia, depressione e per la celebre Fomo, la “fear of missing out”, la sindrome da esclusione che getta le persone nel panico quando sono disconnesse e non possono seguire costantemente gli aggiornamenti in bacheca.

Dall’altra parte della breve classifica si piazza invece YouTube che, mentre non creerebbe problemi sotto l’aspetto emotivo, di consapevolezza di se e della costruzione di una comunità, non sarebbe invece il massimo per il sonno. Ma la notizia è ovviamente quella di Instagram: un altro studio, stavolta firmato dall’American Academy of Pediatrics e pubblicato all’inizio dell’anno, aveva già sottolineato come la pressione di rappresentazioni poco realistiche del corpo e il clima di continua festa ed esaltazione promosso da profili molto popolari, seguiti da milioni di utenti, potrebbe stimolare depressione e soprattutto peggiorare condizioni di disagio preesistenti.

“È interessante notare che Instagram e Snapchat, i peggiori in classifica per il benessere e la salute, siano entrambe piattaforme che ruotano intorno all’immagine e sembra che possano condurre a sentimenti di inadeguatezza e ansia fra i più giovani” ha spiegato Shirley Cramer, amministratrice delegata della Royal Society.

Per l’ente britannico Twitter, Facebook e Snapchat si piazzano rispettivamente al secondo, terzo e quarto posto dietro YouTube, ma esclusa quest’ultima tutte e tre sfoggiano effetti simili a Instagram. Insomma, c’è poco da rallegrarsi. Secondo l’istituzione guidata da Cramer è ormai necessario educare all’uso dei social network nel corso delle lezioni scolastiche e, di più, i social dovrebbero impegnarsi a segnalare le immagini manipolate (quelle, per esempio, che offrono modelli di bellezza palesemente sofisticati con software e applicazioni) per mettere sull’allerta gli utenti più influenzabili. Anche perché spesso a questo tema se ne salda un altro, quello delle celebrità che fanno pubblicità ai prodotti senza dichiararlo esplicitamente con l’hashtag #ad (la Federal Trade Commission statunitense e la Competition and Markets Authority britannica hanno più volte richiamato per questo decine di vip e influencer).

“Mantenere Instagram un posto sicuro, dove le persone si sentono a proprio agio nell’esprimere se stesse, è la nostra massima priorità, specialmente quando si parla di giovani – ha spiegato Michelle Napchan, capa delle policy dell’app per Europa, Nord Africa e Medio Oriente – ogni giorno persone da ogni parte del mondo usano Instagram per condividere le loro problematiche mentali e ottengono supporto dalla comunità. Vogliamo che chi ha questi problemi possa avere accesso al supporto sulla piattaforma quando ne ha bisogno. Per questo lavoriamo con gli esperti per mettere a punto gli strumenti e le informazioni più adatte”.

Di indagini sugli effetti dei social network, in particolare sui più giovani, ne fioccano in continuazione. L’ultima, realizzata dall’università del Galles del Sud su 340 utenti, ha perfino spiegato che raccogliere molti ‘Mi piace’ su Facebook non fornisce alcun effetto in termini di autostima e benessere, specialmente in chi ha già certi problemi.

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Insomma, come se fosse un circolo vizioso: quando otteniamo i ‘Like’ che fortemente desideriamo non ci sentiamo affatto meglio né facciamo passi avanti. Anzi, sembrerebbe verificato il contrario: più dipendiamo dai clic altrui più abbiamo scarsa fiducia in noi stessi.

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