/ Rassegna Stampa

Depressione, in Europa 40 milioni di malati. Solo un terzo si fa curare

7 Aprile 2017

Il 7 aprile si celebra la Giornata. Nel 2030 sarà la prima malattia più invalidante al mondo con altissimi costi sociali e forte impatto economico.

di VALERIA PINI

SE NE PARLA di più rispetto al passato, ma ancora troppo poco. Perché non è facile raccontare la depressione, una patologia che è ancora avvolta da uno stigma. Come tutte le malattie mentali. Difficile confessare di essere colpiti da una malattia che gli stessi pazienti considerano un momento di debolezza. Spesso non riconosciuta, non diagnosticata, non trattata. Una sofferenza che nei casi più gravi può portare al suicidio, ma che può anche portarsi all’aggravarsi di altre patologie come quelle cardiache, ocologiche o il diabete.

I dati. In Europa la depressione colpisce 40 milioni di individui, 3 milioni solo in Italia. Gli italiani che si ammalano sono tra il 4,4 e il 7% della popolazione e siamo secondi solo alla Germania.

A tornare sul tema, in occasione della Giornata mondiale del 7 aprile, dedicata appunto alla depressione, è la Società Italiana di Psichiatria che – insieme ad Onda, l’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna – ritiene siano ormai maturi i tempi per un Piano nazionale di lotta alla depressione che evidenzi i bisogni e gli strumenti da utilizzare e indichi il percorso da seguire. Anche perché nel 2030, la depressione sarà la prima malattia più invalidante al mondo con altissimi costi sociali e forte impatto economico.

L’esperto. L’obiettivo è dare ai pazienti cure mirate e non escluderli dal tessuto sociale. “E’ fondamentale costituire una rete per combattere la depressione – spiega il presidente della Società Italiana di Psichiatria (Sip), Claudio Mencacci – .Bisogna promuovere percorsi diagnostici e terapeutici in collaborazione con la Medicina Generale, la pediatria, la scuola, gli ambienti di lavoro”.

LEGGI – Disagio mentale, non solo farmaci. Anche gli altri aiutano a guarire

La diagnosi. Oggi ancora poche persone riescono ad ottenere diagnosi e terapia appropriate, solo un terzo di che ne avrebbe necessità e tra questi molti ancora non mantengono una adeguata aderenza alle cure esponendosi a ricorrenze e all’aumento del rischio di cronicizzazione. “Numerose evidenze – spiega il professor Bernardo Carpiniello presidente eletto Sip e ordinario Clinica Psichiatrica di Cagliari – suggeriscono, come programmi di azione, interventi sullo stile di vita, sull’attività fisica, sullo stile alimentare. Interventi di inserimento e coinvolgimento sociale possono risultare utili nel modificare diversi fattori di rischio. Quindi risulterebbe utile focalizzarsi su gruppi a rischio. Quelli a basso reddito in contesti ad alto rischio”.

Le cure. Esistono molti strumenti efficaci per contrastare questa malattia: non solo cure sempre più innovative, ma anche psicoterapie, terapie somatiche combinate tra di loro o poste in modalità sequenziale. Nonostante queste opportunità, pochi giungono a diagnosi e terapia: solo 1/3 di coloro che ne avrebbe necessità. E tra questi, molti ancora non mantengono una adeguata aderenza alle cure, esponendosi a ricorrenze e all’aumento del rischio di cronicizzazione. “Disponiamo di diversi presidi terapeutici per curare i pazienti frutto della innovazione, della ricerca in diversi campi, da quello più esplorato delle terapie mediche farmacologiche, delle psicoterapie, delle terapie somatiche (ndr.stimolazione magnetica transcranica), psicoeducazione, variamente combinate tra di loro o poste in modalità sequenziale a secondo del tipo di depressione e della sua gravità e decorso”, spiega Mencacci.

Gli antidepressivi. A volte i pazienti hanno bisogno di una terapia farmacologica, ma che va sempre seguita dopo aver consultato un esperto e con attenzione. “La depressione si può trattare anche con tecniche psicoterapeutiche specifiche – spiega Francesco Cro, psichiatra del Dipartimento di salute mentale di Viterbo – . Per quanto riguarda gli antidepressivi, la posologia varia da farmaco a farmaco. Una raccomandazione importante è quella di prenderli a dose piena e abbastanza a lungo da giungere alla guarigione e prevenire le ricadute: dosaggi insufficienti o per periodi troppo brevi favoriscono la cronicizzazione”.

L’inserimento sociale. Contestualmente alle cure più indicate a seconda del livello di gravità il tema del supporto sociale rimane trasversale e fondamentale. “Supporto emozionale, strumentale e informativo – conclude Mencacci – che può essere caratterizzato dall’agente del supporto sociale (coniuge, genitori, parenti, amici, associazioni). Fondamentale anche una adeguata ‘caratterizzazione’ del supporto sociale per valutare quale tipo di modalità di supporto possa essere maggiormente protettivo verso episodi depressivi nelle diverse età della vita: infanzia, adolescenza, età adulta, anzianità”.

Difficoltà di vita. La malattia è più diffusa nelle situazioni di disagio sociale. Sono maggiormente esposte le persone che hanno subito abusi, bullismo, violenza, separazioni, divorzi, con una storia familiare che li predispone o patologie croniche come diabete, ipertensione, cardiopatie, malattie endocrine e autoimmuni. “In tutti costoro – precisa Mencacci – è fondamentale individuare le persone a basso, medio, alto rischio sui quali attuare interventi mirati”. Solo così è possibile prevenire la malattia o curarla.

Le donne. Oggi la depressione è più diffusa nel genere femminile, con una percentuale doppia in tutte le fasi dei cicli vitali. Può colpire le ragazzine con l’arrivo del primo ciclo, le donne all’arrivo di un figlio e quelle in menopausa. “Le cause di questo divario possono essere molteplici e appartengono a diversi ordini di fattori. In primo luogo c’è una maggiore vulnerabilità biologica, più strettamente legata alla peculiare organizzazione neuroendocrina del genere femminile: tutti i momenti del ciclo riproduttivo, dalle fasi premestruali al periodo peripartum fino alla menopausa, possono essere l’innesco di episodi depressivi, sia per le brusche modificazioni ormonali che per i profondi significati psicologici di tali trasformazioni”, commenta Cro.

Il peso sulle donne. Parte del problema può essere collegato alla difficoltà delle donne di gestire vita lavorativa e familiare? Ai troppi impegni “Le donne sono poi esposte più frequentemente degli uomini, sia nella vita privata che in ambito lavorativo, a esperienze stressanti o umilianti che possono generare un sentimento cronico di rabbia, la quale può trasformarsi in senso di fallimento e inadeguatezza e, con il tempo, in depressione vera e propria – conclude Cro – . Il conflitto che sempre più spesso si trovano a vivere tra il loro ruolo di “madri di famiglia”, sempre centrale anche in presenza di un partner collaborativo, e la loro identità sociale e lavorativa è fonte di ulteriore lacerazione”.

Visite in ospedale. Per dare una mano alle pazienti Onda, in occasione della Giornata nazionale della salute della donna, darà spazio anche alla  psichiatria. Per una settimana dal 18 al 24 aprile, sarà possibile accedere a visite e colloqui in 152 ospedali italiani. Obbiettivo: avvicinare alle cure e superare lo stigma. La depressione sarà al centro anche nel primo Congresso: “Patologie femminili di maggior impatto, dalla specialistica all’approccio interdisciplinare per sottolineare lo stretto legame tra depressione e patologie fisiche femminili”.

elenco Rassegna Stampa