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La lunga agonia del marito tradito «Il vice primario scambiò le provette»

1 Dicembre 2016

Sadici e narcisi ma sempre lucidi nei loro progetti.

«Si tratta di personalità antisociali, sviluppano azioni lesive nei confronti di soggetti fragili e indifesi».

Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di Psichiatria (SIP) sintetizza così l’identikit degli angeli della morte in letteratura.
Parliamo di sanitari che invece di curare fanno l’esatto contrario, come li definite?

«La violenza, gli atti criminali, sono un comportamento, un’azione, e non una malattia.
Un comportamento sadico, narcisistico, esercitato facendosi forza di un senso di onnipotenza».

Lei non parla di delirio.

«Sono lucidi progetti di individui che si esaltano, fino all’euforia, nel dare la morte»

Agiscono come reazione alle frustrazioni?

«Diciamo che chi opera in settori specifici come anestesia, rianimazione o pronto soccorso può essere esposto a una sorta di assuefazione. Nulla che possa nemmeno lontanamente giustificare certi atti di sopraffazione, senza pietà, nei confronti di persone vulnerabili».

Cose simili accadevano anche in passato?

«Putroppo sì, penso alle crudeltà inflitte nelle infermerie dei campi di sterminio».

Come cautelarsi? «Ad esempio attraverso una vigilanza attenta sul personale esposto agli stress. Si potrebbero eseguire valutazioni all’inizio del percorso formativo dei sanitari. Professionisti e operatori devono avere doti di empatia e disponibilità nei confronti della persona che soffre».

Una riflessione?

«Occorre ristabilire una fiducia reciproca, recuperare l’alleanza tra medico e paziente. In un ambiente ospedaliero non possono aleggiare dubbi sconvolgenti sulla sorte dei ricoverati».

Alessandro Malpelo

Da QN – Il Giorno

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