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Depressione, il male del secolo ora ha una cura made in Italy

10 Maggio 2016

Prodotto a Padova il principio attivo della molecola che aumenta la serotonina e fa bene a sesso e cervello

Non è solo mal di vivere, non è solo fare un passo indietro rispetto alle prove della vita.

Ora si scopre che la depressione mette un freno anche al cervello, «atrofizza» le performance dell’intelletto, fa calare la concentrazione e blocca la capacità di prendere decisioni. Un aspetto inizialmente «non tanto considerato clinicamente, ma negli ultimi anni – spiega Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di neuroscienze dell’Asst Fatebenefratelli Sacco di Milano e presidente della Società italiana di psichiatria – si è visto che è presente fin dal primo episodio depressivo e rimane tra i sintomi residui. Tanto che le persone possono avere difficoltà a tornare com’erano da un punto di vista cognitivo».

Per di più, in base agli ultimi dati, solo un malato di depressione su tre si cura in modo giusto e non fa pasticci con dosi e pastiglie. E quasi tutti cominciano la terapia solo dopo due anni dai primi sintomi, fanno fatica ad ammettere di avere un problema e si chiudono in se stessi, a conferma del fatto che ci sono ancora parecchi tabù da abbattere e c’è poca, pochissima consapevolezza anche fra le persone che affiancano chi si sente un po’ più fragile.

Eppure si calcola che, da qui al 2030, la depressione diventerà la patologia più importante fra tutte. Più importante perfino del tumore. «Ora che è finita la grande crisi – spiega Mencacci – è calato il numero dei suicidi ma è in crescita quello dei depressi. Che spesso hanno una qualità di vita peggiore di quella dei malati oncologici».

Nel panorama dei farmaci, si apre un nuovo spiraglio, che può dare speranze a chi soffre di depressione. Con zero effetti collaterali sul peso e sulla sfera sessuale e senza che crei interferenze farmacologiche con le terapie per altre patologie croniche. La novità sta nella Vortioxetina, la nuova molecola che agisce anche sulla cognitività e sulla sfera affettiva. Messa a punto dalla ricerca dell’azienda danese Lundbeck, la cura è anche un po’ made in Italy, visto che il principio attivo viene prodotto in uno stabilimento di Padova per tutto il mondo. Il farmaco è in attesa della pubblicazione sul gazzettino ufficiale e nelle prossime settimane sarà nelle farmacie. È rimborsabile e acquistabile con la ricetta del medico di base.

«La molecola – spiega Giovanni Biggio, professore emerito di Neuropsicofarmacologia all’universita degli Studi di Cagliari – ha la capacità di aumentare i livelli di serotonina, con effetti benefici sulla sfera affettiva. E tutela anche la sfera cognitiva». «A causa della depressione – aggiunge Mencacci – la persona perde performance cognitive senza rendersi conto, non ha più interesse a fare nuove conoscenze. Non riesce ad apprendere e a modificarsi». In sostanza, perde tutto quello che deriva dall’esercizio che la mente fa nella vita di tutti giorni. Per questo è importante intervenire per tempo e difendere il cervello. Studi recenti hanno evidenziato che la depressione colpisce soprattutto le donne (in crescita il numero delle adolescenti). Con un’eccezione: le donne residenti in piccoli centri non solo hanno meno episodi depressivi, ma impiegano anche meno tempo a decidere di rivolgersi al medico di famiglia e allo specialista. Ma poi ci sono anche donne in menopausa e nel post partum, emotivamente fragili, di bassa estrazione culturale e socio-economica, disoccupate, con episodi o una storia familiare di depressione alle spalle, che hanno maggiore probabilità di ricadere nella malattia.

Da Il Giornale

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