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Antidepressivi in gravidanza: più alto il rischio di autismo nel bambino?

26 Gennaio 2016

L’indicazione resta comunque di non sospendere il trattamento in gravidanza perché una ricaduta della malattia in un momento così delicato potrebbe essere rischioso.

Alcuni farmaci contro la depressione, se presi nel secondo e terzo trimestre di gravidanza, aumenterebbero il rischio di autismo del bambino. Lo afferma uno studio dell’Università di Montreal, in Canada, pubblicato su Jama Pediatrics. L’incremento del rischio, per le donne in cura con gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, sarebbe stato infatti addirittura dell’87%. “Un dato che però va preso con grande prudenza”, dice Claudio Mencacci, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze A.O. Fatebenefratelli di Milano e Presidente fondatore e responsabile del centro per la depressione e la cura dei disturbi depressivi della donna dell’Ospedale Macedonio Melloni di Milano.

L’autismo, infatti, è una malattia ancora poco nota, mentre si conoscono molto bene i danni causati dalla depressione materna sullo sviluppo fisico e neuro-cognitivo del neonato: basso peso alla nascita, complicazioni post-natali, ipoglicemia neonatale e indici di Apgar inferiori a 7 (dove 7 è il punteggio minimo affinché il piccolo, sottoposto al test che valuta l’adattamento alla vita extrauterina, possa essere considerato sano). Con il passare del tempo possono aumentare anche i rischi di disturbi emotivi-comportamentali, diabete, obesità e ipertensione: il feto, infatti, assorbe cortisolo (l’ormone dello stress) e catecolamine (altri ormoni rilasciati in situazioni stressanti)  prodotti in quantità eccessive dalla futura mamma stressata e ciò può determinare conseguenze sulla sua salute a lungo termine”.

Gli autori dello studio (che ha preso in esame i dati delle gravidanze e dei bambini nati in Québec fra il 1989 e il 2009, oltre 145mila) hanno analizzato le condizioni di salute di 4.724 bambini (il 3,2%) esposti agli antidepressivi mentre erano in utero: 4.200 di questi (l’88,9%) durante il primo trimestre e 2.532 (il 53,6%) durante il secondo e/o il terzo trimestre. L’uso di queste terapie nel secondo e/o terzo trimestre è stato alla fine associato a un aumento dell’87% di sindrome dello spettro autistico, mentre non è stata osservata alcuna associazione tra l’uso di antidepressivi durante il primo trimestre o nell’anno precedente la gravidanza e il rischio di malattia nei bambini.

“L’indicazione resta comunque di non sospendere il trattamento in gravidanza perché una ricaduta della malattia in un momento così delicato potrebbe essere rischioso”, dice Mencacci. “È importante che le future mamme che soffrono di depressione, ben il 10-15% del totale, siano seguite da uno specialista in grado di valutare il rapporto rischi benefici della cura e di indicare il dosaggio minimo efficace in ogni singolo caso. I farmaci presi in esame sono molto utilizzati e la maggior parte delle ricerche non ha mostrato aumenti delle malformazioni del feto”, rassicura l’esperto. “Benché questo sia uno studio importante, bisogna tener conto che non si tratta di un lavoro conclusivo. Non si può cioè affermare con certezza che l’incremento dei casi di autismo sia causato dall’assunzione di farmaci antidepressivi. Potrebbero aver inciso altri fattori che non sono stati presi in considerazione dagli autori per loro stessa ammissione”. I ricercatori, infatti, sono partiti da banche dati create per ragioni amministrative che mancano di informazioni fondamentali sullo stile di vita della futura mamma, sulle dosi di farmaco prescritte e sulla gravità della depressione: limiti che potrebbero comportare delle distorsioni nelle conclusioni del lavoro.

di Michela Crippa

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