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E l’esperto avverte: “queste sono molestie”

20 Gennaio 2016

Scatti provocatori sulle pagine social delle università milanesi.

“Non parliamo di goliardate. Si tratta di forme indirette di molestia”. Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di Neuroscienze al Fatebenefratelli di Milano invita tutti a non sottovalutare la sfida a suon di foto piccanti lanciata dai gruppi Spotted degli universitari lombardi.

Bisogna stare attenti? «Questo fenomeno rimanda alle vicende statunitensi e britanniche del sessismo on line.
Queste foto ricevono o complimenti o commenti offensivi che sono considerati come forme, diciamo, di stalking. Nel senso che si ripete un problema istituzionalizzato, un modo non certo nuovo di fare prevaricazione di genere. Più attuale nei modi, ma la sostanza non cambia».
Chi manda le foto sembra consenziente.
«Resta una forma indiretta di molestia. Perché rendendo pubblici questi scatti si diventa oggetti legati al sesso e si fornisce una forma indiretta di molestia. Farla passare come goliardata significa giustificare un modo di pensare e un atteggiamento arrogante e prepotente, nel quale non manca l’interazione vittima/carnefice e che per questo non più accettabile dalla nostra società, che si basa sul riconoscimento di reciproca dignità tra generi e ha gli anticorpi necessari per fare rispettare i diritti di uomini e donne».
Cosa si può fare? «Oggi c’ è maggiore controllo sociale e via rete è possibile criticare queste iniziative, valutarle negativamente. In alcuni casi anche denunciarle. Occorre mettere alla berlina questi gruppi Facebook».
Lu.Sa.
Da Il Giorno

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