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Il legame fra povertà e disagio psichico

21 Dicembre 2015

La riflessione

Cresce il rischio di povertà o esclusione sociale in Italia (28.3%) e crescono anche i problemi di salute mentale che riguardano l’intera famiglia. C’è una relazione bidirezionale: i disturbi psichici riducono le capacità di lavoro e di reddito e, a sua volta, la povertà facilita l’esordio di patologie psichiche. La povertà è spesso associata alle disparità sociali e i disturbi psichici seguono un gradiente di classe sociale, che è
più evidente nelle donne, più esposte a privazioni, depressione e violenza. Ma ancor più forte sarebbe in questa correlazione il peso dei debiti famigliari, perché tutta la famiglia ne é coinvolta e condizionata. Vi sono fasi della vita, poi, in cui lo svantaggio sociale pesa di più, come il periodo perinatale, l’infanzia
e l’adolescenza, in quanto la povertà può incidere sullo sviluppo morfologico cerebrale e cognitivo. In particolare sarebbero coinvolte due aree cerebrali (ippocampo e amigdala) che regolano lo stress e i processi emozionali. In realtà lo svantaggio derivante da uno stato di povertà parte addirittura prima
della nascita e si accumulerebbe lungo tutta la vita. I bambini appartenenti a gruppi sociali più poveri sono esposti, fin dalla fase fetale, a fattori di rischio: scarse cure materne spesso associate durante la gravidanza anche a uso di alcol, tabacco, droghe, diete errate, abusi, violenza domestica. Tutte condizioni che possono causare modificazioni del Dna.
La povertà agisce sulla salute mentale anche nell’infanzia e nell’adolescenza per i minori stimoli cognitivi e linguistici, lo scarso investimento scolastico, i comportamenti violenti, l’abuso di alcol e sostanze, la mancanza di lavoro e lo sfruttamento minorile. Povertà e condizioni sociali svantaggiate sono associate
ad alti livelli di stress nei genitori e nei bambini (aumento dei glucocorticoidi) che si riflettono su sviluppo e salute mentale anche attraverso modificazioni dei sistemi deputati alle risposte allo stress, con aumento delle problematiche cognitive ed emozionali.
Stante lo stretto legame tra povertà e salute mentale occorre rafforzare l’investimento e la ricerca in questo settore, che pur pesando il 14% del Pil, vede destinate risorse minime rispetto ad altre discipline mediche.
In verità si sta avviando un buon lavoro a sostegno della salute mentale della donna nel periodo perinatale e nella prima infanzia, ma ancora molti investimenti andrebbero fatti nei confronti dei giovani adulti. La salute mentale è ancora povera.

Da Corriere della Sera

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