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“Ecco perché la dipendenza sessuale va riconosciuta come disturbo mentale”

7 Novembre 2012

Un gruppo di ricerca dell'Ucla di Los Angeles ha individuato condizioni, sintomi ed effetti ricorrenti in tutti i casi di ipersessualità.

Un gruppo di ricerca dell’Ucla di Los Angeles ha individuato condizioni, sintomi ed effetti ricorrenti in tutti i casi di ipersessualità. “Sul piano scientifico ci sono prove sufficienti per inserirla nell’elenco delle malattie psichiche”

di IRMA D’ARIA

La dipendenza sessuale come un vero e proprio disturbo psichico. Fino ad ora gli psichiatri sono stati riluttanti a considerare la sex addiction come un disturbo del comportamento a causa delle scarse evidenze scientifiche. Ma ora un nuovo studio condotto da un team della University of California di Los Angeles (Ucla) ha testato una serie di criteri per definire e quindi diagnosticare questo disturbo.

Rory Reid, ricercatore e docente di psichiatria presso il Semel Institute of Neuroscience and Human Behavior della Ucla, ha guidato un team di psichiatri, psicologi, terapisti di coppia ed assistenti sociali che hanno validato i criteri individuati, considerandoli utili per poter arrivare a una diagnosi di questo tipo di problema che in Italia riguarda il 6% degli uomini e il 3% delle donne.

Dipendenza “senza sostanza” – In effetti, l’ipersessualità rientra nelle nuove dipendenze cosiddette “senza sostanza” come quella dal gioco d’azzardo o dallo shopping compulsivo. “E’ una sorta di bulimia sessuale senza controllo, ma il meccanismo è identico a quello che si verifica con la dipendenza da droghe o alcol perché vengono attivate le stesse aree del cervello”, spiega Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Psichiatria dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano.

Il fenomeno è cresciuto negli ultimi anni anche a seguito della diffusione nella rete di contenuti a sfondo sessuale con il cyber sex che vede sempre più adolescenti coinvolti. “Due i comportamenti

estremi – spiega lo psichiatra – : quello di chi abbraccia l’anoressia sessuale astenendosi del tutto da ogni attività legata al sesso e, all’opposto, coloro che non riescono a controllare l’impulso sessuale che è, però, del tutto scevro da emozioni e sentimenti”.

La nuova edizione del DSM – I risultati dello studio, pubblicati in questi giorni sul Journal of Sexual Medicine, peseranno anche sulla decisione di inserire l’ipersessualità nella quinta edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-5) considerato la “bibbia” della psichiatria. “Con questo studio – ha detto Reid – si fornisce un’evidenza scientifica al fatto che l’ipersessualità sia un disturbo mentale e come tale vada diagnosticato e trattato. I criteri che abbiamo validato consentiranno ai clinici di studiare, trattare e sviluppare strategie di prevenzione per gli individui che rischiano di soffrire di questo disturbo”.

Attualmente nel DSM sono già incluse dipendenze come quella da nicotina, droghe e alcol. “Come tutte le nuove patologie, la sex addiction sta a cavallo tra le dipendenze e i disturbi ossessivo-compulsivi. Ora questo studio rappresenta una prova importante che si tratta di un disturbo mentale vero e proprio e che prima o poi rientrerà, come le altre nuove dipendenze, nel DSM”, aggiunge Mencacci.

I sintomi – I criteri diagnostici – sviluppati da un gruppo di ricercatori al lavoro sulla nuova edizione del DSM – includono una serie di sintomi collegati alla sex addiction tra cui la ricorrenza ossessiva di fantasie sessuali, manifestazioni di dipendenza sessuale che durano sei mesi o più e che non sono riconducibili ad altre cause come abuso di sostanze, disturbo bipolare. Inoltre, perché sia fatta una diagnosi di ipersessualità devono verificarsi attività o comportamenti legati alla sessualità anche in presenza di stati emotivi poco piacevoli come la depressione o il ricorso al sesso come strategia per combattere lo stress. In più, deve trattarsi di persone che hanno provato a ridurre o fermare la compulsione sessuale senza riuscirci e la cui vita di relazione e professionale è stata negativamente condizionata.

Sex addiction e disturbi emozionali – Per testare i criteri dell’ipersessualità, i ricercatori hanno esaminato 207 pazienti di varie cliniche di salute mentale che stavano cercando aiuto per combattere questo disturbo o altre forme di dipendenza. Al termine è emerso che l’88% dei pazienti era affetto da questa patologia e che il comportamento di dipendenza sessuale era collegato a disturbi emozionali, impulsività e incapacità a gestire lo stress.

Le conseguenze – Un altro importante aspetto emerso dallo studio è che i pazienti affetti da sex addiction hanno subito maggiori conseguenze rispetto a chi soffriva di altri tipi di dipendenza o disturbi psichici. Dei 207 pazienti esaminati, il 17% ha perso il lavoro almeno una volta, il 39% ha dovuto chiudere una relazione, il 28% ha contratto una malattia sessualmente trasmissibile e il 78% ha avuto dei problemi di interferenza nella vita sessuale.

A che età si manifesta – Secondo la ricerca, il 54% dei pazienti ipersessuali si è reso conto di soffrire di questo disturbo prima dei 18 anni, mentre per il 30% l’età della scoperta è più ampia e va dai 19 ai 25 anni. “Questo dato è molto interessante perché se da un lato ci dice che il problema insorge precocemente, dall’altro ci dà la possibilità di mettere in campo azioni preventive” sostiene Reid.

I comportamenti tipici – Le manifestazioni di ipersessualità più comuni emerse dallo studio includono la masturbazione e l’uso smodato di pornografia, seguito dall’avere rapporti sessuali con un adulto consenziente e dal sesso virtuale. “Per questi pazienti il sesso diventa una vera e propria ossessione che controlla ogni aspetto della loro vita e che li fa sentire impotenti e incapaci di cambiare”, spiega Mencacci.

Pazienti illustri – David Duchovny, Tiger Woods, Michael Douglas, Mickey Rourke, Sharon Stone e Billy Bob Tornton sono alcuni dei personaggi famosi che hanno ammesso la propria dipendenza dal sesso. Alcuni di loro si sono curati in cliniche specializzate in cui hanno trascorso lunghi periodi per disintossicarsi dal sesso. Negli Usa esistono anche associazioni come Sex Addicts Anonymous che replica il modello di assistenza e sostegno degli alcolisti anonimi. In Italia, non ci sono cliniche di questo tipo e per il momento la figura di riferimento resta lo psichiatra. “A seconda della gravità del problema e delle possibili cause – spiega Claudio Mencacci – si ricorre alla terapia cognitivo-comportamentale e talvolta alla terapia farmacologica con stabilizzatori dell’umore o anti-depressivi”.

Da Repubblica

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